sabato 16 giugno 2018

Grazie dei fiori

 In Primavera il terrazzo di nonna Pina era un tripudio di colori di piante e di fiori.
Lei curava con molta passione ogni piccola pianta, le aveva collezionate gradatamente prendendo dei pezzi qua e là piantandoli nei vasi, dopo averli tenuti in acqua aspettando che mettessero le radici. 

Ogni qualvolta andavamo con il nonno nel bosco (il bosco di Bottari sulla provinciale Francavilla-Villa Castelli, un boschetto che all'epoca era aperto al pubblico) mentre lui cercava i funghi, noi e nonna Pina giravamo fra il verde del bosco individuando dove prelevare la terra da mettere in un sacchetto che sarebbe servita per rinvasare le piante. 
Fra i vari arbusti vi erano dei piccoli getti  di felce e pungitopo che nonna Pina, aiutandosi con un coltello, prelevava avvolgendo le radici con  della terra ed uno straccio umido annodato intorno ad esse; al ritorno le avrebbe piantato in qualche vaso rimasto vuoto o accanto a qualche altra pianta così (a suo dire) si sarebbero fatte compagnia.



 Sul terrazzo di casa il nonno aveva creato con delle assi di legno fissate al muro una sorta di mensoloni sui quali la nonna aveva posto tanti vasi di coccio con all'interno la terra del bosco, le piantine e le talee che aveva racimolato qua e là. Aveva le più svariate begonie, ora quasi introvabili, il cuore dello studente, la pelosa, l'argentata, a fiorellini, e poi ancora l'ombrellino cinese, la musa,il pungitopo, la felce, i garofani americani, le fiumane, la musa, i narcisi, i tulipani, le calle, rosmarino, salvia, ruta e basilico. Insomma in quel poco spazio vivevano i giardini incantevoli di nonna Pina. Aveva messo i bulbi delle calle  all'interno di un "cofano" (vecchio bucataio) fra tutte le piante e i fiori che raccoglieva dal suo giardino esse hanno avuto una importanza rilevante nel percorso religioso di noi ragazzi poiché alla prima comunione fra il cero ed il nastro che avevamo tra le mani emergeva sempre la candida corolla col giallo pistillo sul suo scettro verde. Quanta eleganza in un unico fiore. 
Che bei ricordi!
Nonna Pina ci manchi. 



Lei diceva che il segreto per  un pollice verde d'eccellenza, oltre alla consueta routine di giardinaggio, era  quello di parlare  e coccolare le  piante e lo faceva sistematicamente. Spesso mi rimproverava dicendo: "Tu no li uè beni alli chianti eccu piccè ti seccunu" e non aveva torto ripensandoci.

La cosa strana era che lei non metteva nessun fertilizzante ed aveva sempre piante rigogliose. Dedicava loro il suo tempo libero, tanto è vero che se non era in casa sicuramente era sul terrazzo, lo sapevano tutti. Dopo tanti anni cerco di mettere a frutto tutti i suoi consigli provo a parlare con le piante ma, probabilmente, le parole non le dico con la stessa intensità. 
Il mio pollice non è verdissimo ma se non altro non è marrone come prima.





Nessun commento:

Posta un commento