venerdì 14 luglio 2017

Vita laboriosa


Come iniziava l'estate nonno Nele abbandonava l'uso della Renault  quattro, per utilizzare il mitico motorino, un vecchio Minarelli, per recarsi in campagna in contrada Padula Pagliarone a circa un chilometro dal paese, dove curava il piccolo orticello nel quale piantava diversi tipi di ortaggi. Anche in quella zona, come in contrada Grani, i pozzi erano di acqua sorgiva quindi si poteva coltivare con più facilità poiché l acqua non si comprava ma, la donava il sottosuolo.
 Al rientro dalla sua "scampagnata" i ragazzi lo attendevano e non appena sentivano il rombo del  motorino lo aspettavano fuori dalla porta di casa per aiutarlo a scendere dal motociclo ciò che aveva portato dalla campagna. Molte volte il nonno portava a nonna Pina un mazzo di rose lilla,  pianta che gli era stata portata in dono dai cognati della Svizzera molti anni prima; "la rosa blu".  Al nonno, vuoi per la temperatura vuoi per il terreno, dava delle bellissime rose lilla che lui aveva potato ad alberello e fioriva  quasi durante tutto l'anno.  Nonna Pina era gelosissima  di quelle rose difatti non ne regalava neanche una, le divideva in diversi vasi sparsi in tutta la casa.
 Oltre le rose il nonno portava verdura o ortaggi a seconda di quello che aveva piantato in quel periodo. Ogni ragazzo consegnava alla nonna il proprio fagotto e non vedeva l'ora di finire il trasporto  poiché il nonno ad uno ad uno li avrebbe fatti salire sul motorino, dietro i più grandi, avanti i più piccoli, facendogli fare il giro dell'isolato, tutti aspettavano con gioia il loro turno e lui era felice ma non troppo di poterli accontentare. Si rimaneva a pranzo dai nonni il pomeriggio la pennichella era d'obbligo.
 Nel tardo pomeriggio Nonna Pina quando era periodo di fave prendeva la vecchia chianca di Corigliano (in genere usata per pavimentare i solai) le pietre lisce (che negli anni precedenti aveva trovato in riva al mare a Piri Piri scegliendo quelle che erano più maneggevoli) il  secchio che conteneva le fave con la corteccia, un altro per le fave decorticate, un grembiule, la mezza sedia che le risultava più comoda poiché le gambe della sedia erano alte la metà di una sedia standard, indossava il grembiule, si sedeva all'aperto si  poggiava sulle gambe  o su di una sedia la chianca, con le pietre lisce, che servivano per "muzzicà li fai" (decorticare  le fave) cominciava ad una ad una a pestare le fave stando attenta a non frantumarle. Il suono o rumore che dir si voglia era ritmico a cadenza sistematica come una musica. (Nonna Pina raccontava che quando era incinta della figlia Graziella aveva fatto giusto in tempo a finire di decorticare tutte le fave inseme ai figli più grandi ed alcuni vicini che l'indomani mattina partorì). Anche i ragazzi aiutavano, ognuno con la pietra in mano a schiacciare prima la parte superiore poi la parte inferiore della fava per poi decorticarle e depositarle nel contenitore. Era un lavoro faticoso ma doveva essere fatto ed in compagnia sembrava molto più leggero. Le fave  nonno Nele le aveva piantate in Novembre e raccolto a Giugno. Dopo averle fatte seccare al sole e battute con un bastone per eliminare il baccello, le recuperava mettendole nei secchi in modo da farle  decorticare e poi rimetterle al sole, e dopo un'ulteriore pulitura dai residui delle cortecce finalmente potevano essere  conservate. Li mettevano  in un contenitore di coccio, ben coperte per evitare che il polverino delle fave potesse dare  allergia "la foca ti li fai", pronte per essere utilizzate.

Almeno un giorno a settimana nei giorni dispari si portavano in tavola cotte con vari contorni.
Del modo in cui si cuociono le fave ne abbiamo già parlato ma, non dei vari alimenti coi quali si possono accompagnare a partire dalla verdura, selvatica in autunno, rape in inverno, cicoria in estate, i peperoni verdi o i "cornaletti" fritti o con un sughetto leggero, un grappolo di uva nera chiaramente solo in estate, la cipolla affettata condita con olio sale ed aceto"l'acitedda" in primavera quella fresca con le code verdi "la spunsali" nelle altre stagioni quella bianca o la dorata, e del pesce fritto, tutto accompagnato da un buon vino rosso o rosato ovviamente prodotto in casa sempre da nonno Nele (ne parleremo in un prossimo racconto). Oggi tutto questo sembrerebbe indigeribile ma,allora era una normalità, poiché si lavorava fisicamente e non sedentariamente.

Ricetta: peperoni al pomodoro "pipaluri cu lu sucu" (peperoni col sugo)

Ingredienti:
  •  1Kg di peperoni verdi
  • 1Kg di pomodori
  • olio di oliva o di mais per friggere
  • uno spicchio di aglio
  • 20 gr di olio evo per il sughetto
  • un pizzico di sale
 Esecuzione:
Lavare i peperoni per eliminare i residui di terra, asciugarli, liberarli del picciolo aiutandosi con un coltello, mettere in una pentola abbondante olio per friggere, scaldarlo leggermente, successivamente mettere i peperoni e farli rosolare (stando attenti a non scottarsi poiché i peperoni tendono a scoppiettare), in un piatto poniamo un foglio di carta assorbente e deponiamo i peperoni fritti. In una casseruola mettiamo poco olio evo (extra vergine d'oliva )uno spicchio di aglio, anche in camicia se non gradite molto il sapore, lo fate scaldare a fuoco lentissimo aggiungendo subito dopo i
pomodori precedentemente spellati a crudo, cuocere a fiamma viva aggiustando di sale. Una volta che il sughetto è pronto aggiungere i peperoni fritti e farli cuocere ancora per pochi minuti a fuoco lento. Versarli in un piatto e portarli in tavola si possono mangiare sia caldi che freddi.

1 commento:

  1. Io prima di conoscere Aldo non avevo mai mangiato le fave fatte in questa maniera! Infatti da noi vengono cucinate o fresche per minestre oppure secche ma come contorno! Poi fu Nele che un giorno mi disse:"oggi fave"!!! Io curioso come sempre vidi allora come Pina cucinava le fave e me ne comunicò i segreti per non farle bruciare......pentola che non attacca.....moderata temperatura.....non girarle mai fino a cottura ultimata ......poi chucchiaresciare con forza e mettere olio!!!!!

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